di Federica Mancinelli – 11 luglio 2017
11 Luglio: la Chiesa e l’Europa celebrano San Benedetto da Norcia
“RIPARARE E’ MOLTO PIU’ EROICO CHE RICOSTRUIRE”
Nel primo pomeriggio del 14 febbraio 1944 viene recuperato all’esterno del monastero benedettino di Montecassino un volantino che preannuncia come inevitabile l’imminente bombardamento da parte degli Alleati. I cittadini del territorio circostante chiedono impauriti ai pochi religiosi rimasti: “Che cosa faranno i monaci?”.
Un bombardamento non è un terremoto. Ma gli effetti, fisici e psicologici, possono essere molto simili. Nulla può far prevedere un cambio di vita, di abitudini e di reazioni così imponente e totale. Non potevano farlo i monaci e le popolazioni di Montecassino, non potevano farlo i monaci e le popolazioni di Norcia e del Centro Italia. Quello che si può fare è prepararsi, condividere e raccontare le reazioni, il coraggio, la tenacia. La speranza.
L’11 Luglio la Chiesa cattolica celebra la figura e le opere di San Benedetto da Norcia, Patrono principale d’Europa e particolarmente della sua città. Dal 24 agosto e soprattutto dal 30 ottobre 2016 i monaci suoi conterranei hanno dovuto cambiare residenza, abitudini e prospettiva, hanno colto nel segno naturale un segno propizio, di nuovo sguardo e di sostegno ai concittadini che dal loro spirito traggono forza. A loro volta i cittadini di Norcia sono divenuti un esempio per l’Italia e per il mondo: un segno di coraggio, di preziosa fragilità, di sapienti previsioni degli anni trascorsi che hanno evitato maggiori tragedie, di impegno quotidiano, di sicura rinascita.
Di fronte a tale esperienza servono poche parole: di ringraziamento per l’esempio, di incoraggiamento per il futuro. “Riparare è molto più eroico che ricostruire” diceva Don Pino Puglisi a chi non doveva arrendersi. Riparare (gli animi) e ricostruire (l’Europa) è ciò che fece Benedetto da Norcia, in mezzo al terremoto storico, sociale e politico della sua età.
Questo, domani, sarà il segno per tutti.
Alle 9.30 del 15 febbraio 1944 i monaci di Montecassino si riuniscono nella stanza dell’abate per recitare la Liturgia delle Ore, durante l’antifona finale inizia il bombardamento: «Atterriti sentiamo improvvisa una tremenda esplosione. Ad essa seguono altre senza numero, sono le 9.45 circa. Ci raccogliamo in ginocchio in un angolo della stanzetta, attorno al p. Abate che è ritto in piedi: egli ci dà l’assoluzione: diciamo giaculatorie per il gran passo. Le esplosioni ci scuotono fortemente: mettiamo l’ovatta nelle orecchie. Le spesse mura del rifugio con tutto l’ambiente, sussultano in modo spaventoso».
Due giorni dopo, all’alba, l’abate esce con un crocifisso in mano, attraversando le macerie. “Escono tutti dal monastero, siamo forse una quarantina in tutto, in colonna. I malati e i bambini proseguono come possono. La giornata è limpidissima”.
Nessuno si augura un bombardamento o un terremoto, nessuno può prevedere segni e calamità. Ma anche fra le macerie, materiali e umane, soprattutto fra le macerie si scorgono anime, segni e forza prima non conosciute.
Domani, 11 Luglio, Norcia e il mondo celebreranno una festa: la giornata sarà limpidissima.
(citazioni bibliografiche tratte da “Il bombardamento di Montecassino. Diario di guerra” di E. Grossetti e M. Matronola, con altre testimonianze e documenti, a cura di F. Avagliano, «Miscellanea Cassinese», Montecassino 1980. Grazie per la segnalazione a https://monachesimoduepuntozero.com/)